Un aiuto ad un’amica in difficoltà
Quando mi trovo in montagna – posseggo un appartamentino nelle valli bergamasche, a 1200 metri di quota – ne approfitto regolarmente per iniziare la giornata andando a correre nel bosco ad ossigenarmi.
L’ho fatto anche ieri mattina e con mia grande sorpresa, percorso solo un centinaio di metri lungo il sentiero, ho trovato una volpe ferita anche se molto sveglia e, ovviamente, spaventata.
La prima idea è stata che fosse stata colpita da una fucilata da parte di uno dei purtroppo numerosi cacciatori che infestano la zona.
In queste valli è ancora abitudine consolidata per molti alzarsi la mattina, fare un bel sospiro, imbracciare il fucile ed andare ad ammazzare qualche animale per dare un senso alla giornata (alla vita non so, credo sia per loro impossibile).
La situazione è peggiorata dalla presenza dei bracconieri che non esitano a collocare reti, tagliole e solo la loro mente bacata di esseri sub-umani sa cos’altro.
In questo articolo non voglio parlare della caccia perché sarei costretto ad usare buona parte delle parolacce che conosco, quindi passo oltre.
L’assenza di sangue e l’impossibilità per la povera volpe di mettersi sulle quattro zampe, essendo invece costretta a trascinare la parte posteriore del corpo, mi fanno pensare ad una frattura.
In ogni caso, non c’è tempo da perdere.
Corro a chiamare mia moglie Fulvia, insieme telefoniamo alla Polizia Provinciale di Bergamo: il numero l’ho trascritto tempo prima da un tabellone informativo sulla Valbrembana, spero solo che rispondano visto che è domenica …