Una musata vale più di mille parole
Aran era un pastore tedesco che lavorava come custode (non mi piace “cane da guardia” ma il concetto è quello) nel garage in cui lasciamo la macchina nottetempo.
Era un cane per me speciale: intelligente, amichevole, dedito al suo incarico ma ben capace di distinguere tra i clienti del garage ed i possibili intrusi.
Amava molto giocare con la palla e ovviamente la sera, dopo avere lasciato l’auto, mi dedicavo spesso a farlo correre e saltare rincorrendo una delle sue palle piccole o grandi.
Tavolta l’unico modo per fargliela lasciare dopo che l’aveva azzannata e trotterellava in giro borioso esprimendo il concetto “ce l’ho io e non la mollo” era fingere di averne una nuova e bellissima nel bagagliaio; peccato che questo trucco abbia funzionato solo due o tre volte …
Se avessi avuto confidenza con i cani, lo avrei portato in un parco a correre fino allo sfinimento, dato che era per la maggior parte del tempo costretto a stare nel garage e le sue pause-bisogni erano brevi e poco soddisfacenti dal punto di vista ambientale (un’aiuoletta desolata sulla circonvalalzione).
Per la verità durante l’estate veniva ospitato a casa del padre del proprietario in Valbrembana per un paio di mesi e oltre e poteva rifarsi almeno lì!
Un giorno stavo passando nella via di fianco al garage ed incontrai il proprietario che portava Aran a spasso.
Quest’ultimo era concentratissimo nelle attività tipiche dei cani quando vanno in giro, io lo salutai pronunciando il suo nome e lui rispose con una musata sulla mia gamba, proseguendo poi nel giro.
Quella musata ebbe per me un significato chiarissimo: “ciao, ti riconosco, sei mio amico, ora però scusami ma devo sfruttare ogni singolo istante della mia passeggiata perché dura sempre troppo poco“.
Sono passati alcuni anni e ricordo ancora quell’episodio con un pizzico di commozione.
Aran è mancato qualche anno fa, in età piuttosto avanzata: è stato male mentre giocava con uno dei clienti del garage ed è andato nel Paradiso degli Animali.
Probabilmente se gli avessero chiesto “come vuoi morire” avrebbe scelto proprio quello.