Ospedale Militare del Falzarego: 1917 – oggi
Ci troviamo nella zona del Passo Falzarego, in provincia di Belluno.
Poco distante dal Passo, sotto le Torri del Falzarego, si trovano i ruderi di quello che durante la cosiddetta Guerra Bianca, cioè la I Guerra Mondiale combattuta in montagna, era un ospedale Italiano destinato alle cure dei soldati feriti in combattimento.
La località prese il nome di Ospedaletti proprio per via dell’ospedale.
Le costruzioni in legno non hanno lasciato tracce ma è ancora possibile vedere quanto era stato costruito a ridosso della parete della montagna, al sicuro dai colpi dei nemici.
A differenza di molti altri luoghi, la documentazione fotografica storica di questo punto è estremamente scarna: ho reperito 2 foto sull’ottimo volumetto ITINERARI SEGRETI DELLA GRANDE GUERRA NELLE DOLOMITI – D. Colli, P. Gaspari, R. Vecellio – Volume primo (Guide Gaspari, Paolo Gaspari Editore, Udine, 2005).
Ho deciso quindi di effettuare una comparazione fotografica tra una di queste foto, scattata nel 2017, e quelle realizzate dal sottoscritto in anni recenti.
Invece di limitarmi ad affiancare i due scatti, come fatto per gli articoli: Castello di Buchenstein – 1916 e 2018 e Guerra Bianca: baraccamenti al Laghetto Alto (Stelvio) ieri e oggi, ho deciso di sovrapporli in un’ideale fusione di ieri ed oggi.
Castello di Buchenstein – 1916 e 2018
A poca distanza dal castello di Buchenstein, un po’ nascoste nel bosco, si possono facilmente distinguere 4 grandi rocce monolitiche. Qui, 100 anni fa, i soldati dell’81° [Reggimento, NdR] della [Brigata, NdR] “Torino” avevano installato le cucine da campo.”
Tratto da: “Album dal fronte”. Immagini della Grande Guerra sulle Dolomiti” a cura di Andrea Morelli.
Il castello di Buchenstein è altresì noto come castello di Andraz e si trova nel comune di Livinallongo del Col di Lana (BL), frazione di Andraz.
Standing on Higher Ground
I see the world and I’m looking from a high place
Way above it all, standing on higher ground
I breathe the air while they’re running in a rat race
Way above it all, standing on higher ground
(“Standing on Higher Ground”, Alan Parsons Project)
Sono appena tornato da una settimana di vacanza nelle Dolomiti Bellunesi e, come previsto, sono state giornate molto ritempranti sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.
Superato lo shock del ritorno nel clima infernale di Milano, ho dunque deciso di scrivere qualche considerazione al riguardo.
Innanzitutto, per me “vacanza” significa rigorosamente montagna. Non sono mai stato un tipo da mare: non amo il caldo (diciamo pure che lo soffro e quindi lo odio in maniera estrema), sto male nella folla, patisco l’inattività. Non posso concepire di passare la giornata a fare la lucertola e non me ne potrebbe fregare di meno di abbronzarmi. A me piace stare al fresco, camminare in luoghi meno contaminati possibili, portarmi in alto (“standing on higher ground”, appunto).
Sia chiaro che non biasimo coloro i quali, invece, amano il mare – e sono di certo la maggioranza. L’importante è che ognuno passi le vacanze come preferisce. I problemi nascono quando certii villeggianti vanno in posti di montagna convinti di trovarsi a Rimini, magari con tanto di anguria al seguito (visto con i miei occhi) ma questa è un’altra storia.
Quando sono in alto, percepisco il contatto con la natura, incontro poche persone e comunque appassionate come me, ammiro gli animali selvatici, mi sento bene, addirittura energizzato.