Linlithgow, Scotland – 19/11/12
Un caso di sincronicità
Sincronicità è un termine introdotto da Carl Jung nel 1950 per descrivere la contemporaneità di due eventi connessi in maniera acausale. Coincidenza di due o più eventi atemporali, quindi non sincroni, legati da un rapporto di analogo contenuto significativo.
(Tratto da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0)
Due anni fa, esattamente il giorno 26 giugno 2010 (grazie alle foto digitali che memorizzano, tra le altre, le informazioni sulla data in cui sono state scattate!) ero in vacanza ed ho effettuato un lungo itinerario in Valparola, partendo dall’omonimo rifugio e ritornandovi dopo avere percorso un anello intorno al Monte Settsass.
E’ stata un’escursione molto impegnativa quantomeno come durata, avendo richiesto circa sette ore.
E’ pur vero che non amiamo correre, durante le escursioni: ci prendiamo sempre il nostro tempo per ammirare il panorama, scattare fotografie, semplicemente … respirare: ma la distanza percorsa è stata davvero notevole.
Nella fase finale del giro, siamo approdati in prossimità della vetta del Monte Castello, su cui spiccavano delle croci in legno a ricordo dei caduti della I Guerra Mondiale. Croci apposte dopo la fine della guerra, con ogni probabilità.
L’atmosfera era piuttosto particolare: il cielo denso di nuvole grigie, un vento sferzante, nessun altro essere umano.
L’itinerario Passo Falzarego – Cima Gallina
[Nota: questo scritto e le relative foto risalgono ad alcuni anni fa. Le foto furono scattate con una reflex 35mm e sottoposte a scansione.]
L’itinerario in questione si svolge in Veneto, nelle Dolomiti Bellunesi.
Il punto di partenza è al Passo Falzarego (mt. 2105 slm), raggiungibile da Arabba – Livinallongo in una mezz’ora buona percorrendo la S.S. 48 delle Dolomiti o da Cortina d’Ampezzo in un tempo all’incirca uguale.
Lasciamo la macchina al parcheggio di fronte alla funivia – più presto si arriva la mattina e più facile risulterà trovare un posto … – e godiamoci innanzitutto la splendida vista sul massiccio del Lagazuoi:
Questa foto è stata scattata da un po’ più in alto ma è possibile intravedere l’Albergo Falzarego, la stazione di partenza della funivia (e gli immancabili negozi di souvenir) in basso a sinistra, nonché quella di arrivo sul Piccolo Lagazuoi ad un’altitudine di mt. 2778. Le ho indicate entrambe con delle frecce per facilitarne l’individuazione. Il Piccolo Lagazuoi costituisce il punto di partenza per numerose escursioni di straordinario interesse dal punto di vista paesaggistico nonché storico (Cima Falzarego, Cima Bois, Castelletto, Tofane). Nella foto sono ben visibili i 3 coni di mina, cioè le frane di detriti causate dall’esplosione delle mine italiane e austriache del 1917.
Dopo avere calzato gli scarponi ed avere preso il nostro zaino con il materiale indispensabile per una qualsiasi escursione a queste quote (maglione, giacca impermeabile, borraccia, generi di conforto e – ovviamente – macchina fotografica!) lasciamo la stazione della funivia alle nostre spalle, superiamo un piccolo avallamento e imbocchiamo un sentierino scavato nell’erba. E’ da tenere presente che l’itinerario fino a Cima Gallina (contrassegnato dal n. 441) non è in realtà indicato da cartelli, ma è pressoché impossibile sbagliare se si tiene la destra e non si imbocca il bivio che piega a sinistra e porta alla Forcella e poi al monte Nuvolau.
La salita non è molto impegnativa e il sentiero è sempre comodo, per cui la passeggiata è davvero alla portata di tutti: complessivamente, non dovrebbe richiedere più di 90′ per arrivare in cima.
Dopo circa 20-30′ a seconda del passo, guardiamo alla nostra destra e noteremo una piccola caverna visitabile scavata dai soldati italiani nella roccia. Appena al di fuori, sono ancora evidenti i detriti dello scavo e se raccogliamo qualche pezzo, ci renderemo conto di quali fatiche sia costata l’operazione …
Non dimentichiamo comunque di voltarci frequentemente, man mano che saliamo, perché il Lagazuoi rappresenta sempre una vista emozionante nonché un bersaglio assolutamente invitante per la nostra macchina fotografica. Non ci resta che sperare in un po’ di fortuna affinché possiamo immortalarlo privo di nuvole, come nella foto qui sopra …
Sempre sulla nostra destra, godiamo anche della vista del Sasso di Stria sotto una prospettiva decisamente particolare, molto più affascinante di quella che si ha percorrendo la strada della Valparola: