NEMETON. GUIDA PRATICA AGLI SPORT DI CORAGGIO
Un libro di Roberto Giacomelli e Alessandro Manzo
Gli sport del coraggio si distinguono dalle altre discipline per la loro capacità di generare un’accresciuta percezione della realtà e di se stessi: lo sport è un luogo dell’anima che può essere un ponte verso la propria dimensione più profonda e vera.
Per questo motivo gli sport del coraggio sono stati associati simbolicamente agli antichi Nemeton, i luoghi delle foreste dove le antiche popolazioni pensavano di ritrovare energie per accrescere la propria forza interiore e affrontare le sfide di tutti i giorni.
Sono attività che hanno caratteristiche uniche e favorevoli a una più alta visione dell’attività agonistica e possono essere riconosciuti da tre elementi fondanti:
- L’attitudine allo sviluppo di una continua competizione con se stessi
- La forte connotazione simbolica
- L’etica e miglioramento della vita quotidiana anche non sportiva
La pratica costante di tali discipline è un terreno fertile per una consapevole e volontaria attività di superamento dei propri piccoli o grandi limiti, sia dal punto di vista fisico/corporeo che mentale.
Il testo guida i lettori a raggiungere l’ideale della corretta azione sportiva e mostra il cammino per rendere unica tale esperienza con benefici anche per la propria vita quotidiana, lavorativa e familiare.
Un intero capitolo è dedicato inoltre al training autogeno per gli sport del coraggio con esempi di tecniche applicative particolarmente efficaci per le discipline trattate, con utili consigli legati anche all’alimentazione e ad alcuni aspetti terapeutici delle discipline del coraggio.
Quando veniva l’Enzo …
(N.d.A.: questo articolo era stato originariamente pubblicato in un altro blog in data 30 settembre 2008. Essendo nel frattempo Enzo Jannacci purtroppo scomparso, e dato che il blog in questione sparirà presto dalla rete, lo ripubblico qui.)
L’articolo precedente sulle arti marziali, con la sua interessante discussione (N.d.A.: pubblicato nel blog originale), mi ha fatto ripensare agli anni del Karate, dal 1983 al 1994.
Non necessariamente con nostalgia – a parte forse quella naturale per la mia ben più giovane età – anche se si trattò dell’ingresso nel mondo complesso, in parte misterioso ma comunque affascinante delle arti marziali.
I primi tre anni di pratica li trascorsi alla Palestra Petrarca del M° Enzo Montanari, a Milano. Naturalmente non era lui il nostro insegnante, poiché seguiva solo il corso delle cinture nere: nei tre anni in questione i miei insegnanti furono nell’ordine Tintori, Cappellini e De Gennaro. Casomai leggessero qui, li saluto con simpatia.
Amico di Montanari era Enzo Jannacci, il quale veniva piuttosto spesso a visitare la palestra anche perché aveva iscritto il figlio Paolo, allora dodicenne, ad uno dei corsi. [Ricordo una volta che, parlandoci per caso sul tatami prima di un allenamento, gli chiesi conferma del fatto che fosse il figlio di Enzo e lui, da grande attore, negò simulando sorpresa per l’equivoco … generando ilarità nei presenti, incluso Montanari, che non rideva praticamente mai!]