Alice Cooper – Milano, 14 giugno 2016
Nessuno avrebbe potuto immaginare che così tanti artisti musicali che avevano iniziato tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, sarebbero ancora stati in attività nel 2016. Certo, ogni anno lo scenario musicale del rock purtroppo conta i caduti, tuttavia considerando lo stile di vita che si potrebbe definire eufemisticamente come spensierato mantenuto dalla magior parte di questi per una parte delle loro vite … diciamo che parecchi se la cavano ancora bene.
Ovviamente, le voci non sono più potenti come un tempo e la presenza scenica non è sempre dinamica ma sono questioni in qualche modo secondarie, considerando la gioia e l’entusiasmo di assistere ancora oggi a live act quali Deep Purple, The Who e via discorrendo.
Alice Cooper, con i suoi 68 anni suonati (sessantotto!!!) rientra senza difficoltà nella categoria sia per ragioni anagrafiche, sia per i suoi trascorsi da alcolista che ne avevano condizionato l’attività negli anni ’70.
Il concerto tenuto all’Alcatraz di Milano lo scorso 14 giugno ha soddisfatto le attese dei fans. Da un punto di vista musicale non c’erano grandi dubbi, perché la scaletta è praticamente una successione di hits dall’inizio alla fine; da un punto di vista spettacolare, le aspettative sono state ripagate con il consueto contorno di mostri, trasformazione nel mostro di Frankenstein, decapitazione di Alice ecc. ecc. (nessuna traccia del serpente invece).
ZZ Top – Vigevano 16/07/2010
Cinque anni fa non abitavamo ancora a Vigevano, dove in effetti abbiamo casa da circa due; per la verità, non pensavamo neppure di trasferirci.
Però il piazzale del castello era ogni anno teatro estivo di una serie di concerti con nomi anche di rilievo, tra i quali il gruppo texano ZZ Top che il 16 luglio del 2010 si esibirono in abbinata con i Tower of Power (sicuramente bravissimi ma di tutt’altro genere musicale).
Scenario suggestivo dunque, la prima fila conquistata piuttosto facilmente recandoci sul posto con sufficiente anticipo, una quantità spaventosa di zanzare incredibilmente aggressive … e naturalmente il rock/blues della band, sempre una garanzia.
Billy Gibbons (chitarra e voce), Dusty Hill (basso e voce), Frank Beard (batteria) ovvero “tre accordi” – come dicono sempre loro nelle interviste – ma suonati con grande cuore ed energia, il che è il vero segreto del loro successo.
Un piccolo magic moment che precedette lo show fu quando, tra i vari brani suonati dal sistema di amplificazione, echeggiò “Hush” dei primissimi Deep Purple, assolutamente sconosciuta ai più (anche se la band la esegue regolarmente ancora oggi tra i bis) ma canticchiata dal sottoscritto e da un gruppetto di vecchie trunce come me …
Lunga vita agli ZZ Top, che possano continuare a girare il mondo con la loro musica ancora a lungo!
Intervista a Paolo Foppa Vicenzini
Abbiamo già parlato del libro “La misteriosa morte di Whitney Houston e gli Illuminati” scritto da Paolo Foppa Vicenzini in un precedente articolo di questo blog.
Dato l’interesse dell’argomento per chi scrive, ho deciso di intervistare il suo autore al fine di approfondire l’argomento in sé e nel contesto del mondo che sta subendo rapidi eppur radicali cambiamenti facendo sì che, in molti, accolgano l’idea che quanto accade sia deciso a monte e messo in pratica da gruppi di potere occulto che pilotano la politica e l’economia mondiali.
La tematica ha acquisito interesse generale grazie all’opera di parecchi divulgatori, tra i quali va menzionato l’inglese David Icke, e in Italia tramite trasmissioni televisive come Mistero e Stargate / Voyager pur con parecchie semplificazioni e banalizzazioni (e qualche spettacolarizzazione), infliggendo pesanti colpi al muro del dileggio istituzionale e scientista eretto a difesa delle rassicuranti teorie tradizionali volte a farci credere che quanto accade sia determinato dai normali cicli economici e da sommovimenti sociali spontanei.
Paolo Foppa Vicenzini ha deciso di occuparsi del mondo musicale con specifico riferimento alla vita, e soprattutto alla morte, della cantante statunitense Whitney Houston, uno dei putroppo numerosi artisti che nonostante fama ed apprezzamento mondiali hanno terminato la loro breve vita nella spirale perversa della droga e dell’alcool, forse incapaci di reggere una vita troppo stressante, forse indotti a ciò per ragioni che il buon senso di ciascuno di noi pretenderebbe di negare spontaneamente e recisamente – con crescenti difficoltà, qualora ci si prenda la briga di esaminare e valutare determinate circostanze.
Ad ogni lettore spetta di scegliere se continuare a credere che non sia “vero niente”, che non esistano élite che controllano (anche) il mondo dello spettacolo per i loro fini anche perversi, che tutto quanto accade può trovare una giustificazione ordinaria nelle dinamiche individuali, sociali ed economiche: nell’opinione di chi scrive, ciò è semplicemente impossibile a meno di volere fare come il metaforico struzzo che nasconde la testa nella sabbia – a rischio di brutte, bruttissime sorprese quando si decidesse a tirarla fuori e guardare intorno a sé con occhi aperti.