Turista a Milano
La visita di una coppia di amici provenienti dagli USA per una vacanza in Italia mi ha messo recentemente nell’insolita posizione di … turista a Milano.
Pur essendo io nato a Milano e quivi vissuto per 48 anni fino al trasferimento a Vigevano, infatti, era da tanto tempo che non giravo per il centro visitando alcune delle attrazioni turistiche (e non solo turistiche).
Mi sono trovato a farlo in qualità di “cicerone” e la cosa ha dato lo spunto per alcune considerazioni che vado ad esporre, alcune positive, altre meno.
X CONOSCO MILANO POCO E MALE
“Che palazzo è quello?” “Che chiesa è?” “Quando è stata edificata?”
Di fronte a domande come queste che mi sono state rivolte nel corso della giornata, mi sono reso conto di conoscere davvero poco Milano e la sua storia.
D’accordo … ho avuto un’istruzione di tipo tecnico, una di quelle in cui storia e geografia erano materie relegate ad un paio d’ore a settimana e sgradite persino a chi le insegnava, se ben rammento.
Ciò non mi ha giustificato, nei confronti di me stesso, a sufficienza per non provare un certo imbarazzo!
Per fortuna i miei amici sono stati tolleranti e generosi ed alla mia autocritica circa il fatto che come guida fossi “very poor“, la loro risposta è stata esemplare: “siamo qui per stare in compagnia di un amico, non di una guida”.
Una frase da vero amico!
√ IL CENTRO DI MILANO
Devo ammettere che percorrere la Galleria Vittorio Emanuele e sbucare in Piazza della Scala mi ha emozionato, mi sono sentito orgoglioso di essere Milanese – perché tale sono e resterò fino alla fine, anche se non mi riconosco più molto in questa città e nei suoi abitanti che sono in larga parte imbruttiti (parafrasando una famosa pagina su facebook).
Però, però … non ho potuto subito dopo fare a meno di pensare che a fronte delle vie centrali così scintillanti, esistono le cosiddette periferie degradate (quasi tutto quello che non è centro in effetti) abbandonate a loro stesse, lo so perché ci ho vissuto per 20 anni, e le amministrazioni cittadine dovrebbero pensare anche a quelle, non solo al Salotto cittadino. Parole a vuoto, lo so.
√ IL CENACOLO VINCIANO
L’ultima volta che avevo ammirato il Cenacolo non erano ancora richiesti né prenotazione, né pagamento di un biglietto di ingresso.
Devo dire comunque che sono favorevole alla corresponsione di un diritto di ingresso per musei ed attrazioni culturali in genere, purché la somma sia ragionevole: i denari raccolti costituiscono una risorsa per provvedere al mantenimento e miglioramento degli stessi e si spera che la cosa costituisca una pur minima barriera contro i “curiosi sfaccendati” che, a volte, affollano le sale infastidendo le persone realmente interessate.Il Cenacolo ha di certo beneficiato della popolarità generata dal libro (e film) “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown; di sicuro è un’opera affascinante, ricca di simboli come molte altre opere di Leonardo. Emozionante. Anche se … leggi la voce successiva.
X IL BRANCO DI IDIOTI GIAPPONESI AL CENACOLO VINCIANO
Cinque stupidi che più stupidi non potevano essere.
Pronti-via e una di loro è rimasta bloccata nel mezzo di una porta automatica, insistendo nel tentativo di passare nonostante la guida cercasse di convincerla a tornare indietro ed attendere che la porta si riaprisse per evitare che quest’ultima si rompesse.
Subito dopo, appena arrivati di fronte all’opera d’arte di Leonardo, tutti a scattare foto a raffica con il flash!
In quale ca**o di museo o pinacoteca del pianeta terra è consentito di scattare con il flash?!?!
La povera guida è stata costretta a riprenderli diverse volte, anche con l’aiuto di un altro incaricato; disattivati finalmente i lampeggiatori, questi hanno continuato a fotografare come ossessi incuranti delle spiegazioni della guida (in inglese, probabilmente però non capivano un tubo lo stesso) e del tutto disinteressati ad una qualsivoglia minima emozione nel trovarsi di fronte a cotanto capolavoro. No, a loro premeva solo di scattare foto per mostrarle poi a chissà chi quale testimonianza del viaggio. Di guardare l’opera, vederla, cercare di capirla, viverla, neppure a parlarne.
Saranno anche venuti dal Sol Levante ma questi appartenevano più che altro al Sol Demente.
X I PANZEROTTI DI *****
I panzerotti di questo fornaio li mangiavo più o meno 35 anni fa quando il sabato, dopo la scuola, andavo con i compagni in centro.
Ai tempi erano buoni ma non particolarmente rinomati o, meglio, non esisteva il culto e, in generale, il vizio di classificare certe cose “di moda” e trovarle a tutti i costi buone.
Cosa posso dire? Qualità mediocre, proprio niente di speciale, nulla che giustifichi la fama di questi panzerotti e quindi la fila per comprarseli.
X I BASTONI PER SELFIES
Proprio non mi piacciono. Nella loro apparente innocuità rappresentano ai miei occhi l’ennesima rinuncia ad una minima socializzazione.
Perché? Semplice: una volta, quando si usavano le macchine fotografiche – a rullino, oggi in pratica dimenticate – e si voleva una foto con se stessi dentro, si chiedeva ad un passante di scattarcela sperando non dico che avesse gusto nella composizione dell’immagine ma, quantomeno, che non ci inquadrasse troppo male …! Oggi, non serve: ci si fa un selfie, magari appunto con uno di questi bastoni (anzi, stick, che fa figo) che non a caso costituiscono la principale mercanzia proposta dai venditori abusivi per la strada (troppo numerosi e ossessionanti, per inciso).
Tuttavia una piccola soddisfazione l’ho avuta quando, in Piazza del Duomo, una coppia di turiste sulla settantina mi ha chiesto di scattare loro una foto – con una macchina fotografica. Digitale, va da sé, ma comunque macchina e non smartphone. E il braccio che la reggeva era il mio, non un selfie stick. Grazie, signore.
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