Standing on Higher Ground
I see the world and I’m looking from a high place
Way above it all, standing on higher ground
I breathe the air while they’re running in a rat race
Way above it all, standing on higher ground
(“Standing on Higher Ground”, Alan Parsons Project)
Sono appena tornato da una settimana di vacanza nelle Dolomiti Bellunesi e, come previsto, sono state giornate molto ritempranti sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.
Superato lo shock del ritorno nel clima infernale di Milano, ho dunque deciso di scrivere qualche considerazione al riguardo.
Innanzitutto, per me “vacanza” significa rigorosamente montagna. Non sono mai stato un tipo da mare: non amo il caldo (diciamo pure che lo soffro e quindi lo odio in maniera estrema), sto male nella folla, patisco l’inattività. Non posso concepire di passare la giornata a fare la lucertola e non me ne potrebbe fregare di meno di abbronzarmi. A me piace stare al fresco, camminare in luoghi meno contaminati possibili, portarmi in alto (“standing on higher ground”, appunto).
Sia chiaro che non biasimo coloro i quali, invece, amano il mare – e sono di certo la maggioranza. L’importante è che ognuno passi le vacanze come preferisce. I problemi nascono quando certii villeggianti vanno in posti di montagna convinti di trovarsi a Rimini, magari con tanto di anguria al seguito (visto con i miei occhi) ma questa è un’altra storia.
Quando sono in alto, percepisco il contatto con la natura, incontro poche persone e comunque appassionate come me, ammiro gli animali selvatici, mi sento bene, addirittura energizzato.
Da parecchi anni prediligo i luoghi che furono scenario della cosiddetta Guerra Bianca, cioè in cui si combatterono le battaglie della Prima Guerra Mondiale in montagna. Luoghi incantevoli che ancora oggi presentano numerose tracce quali trincee, postazioni, gallerie e dove è possibile dopo quasi un secolo trovare reperti come palle di shrapnel, bossoli, scatolette, persino pezzi di uniformi e scarpe. Il pensiero va allora doverosamente a coloro i quali questi posti li vissero in condizioni di estrema sofferenza e disagio, a temperature inadatte alla vita umana, sottonutriti e scarsamente coperti, rischiando e spesso perdendo la vita nel nome di una Patria (indipendentemente dalla fazione) che non esitava a mandarli letteralmente al macello tramite gli ordini di comandanti inetti, ambiziosi e ovviamente fisicamente lontani da quelle situazioni.
Ma anche questa è un’altra storia, che purtroppo pochi conoscono.
Postazioni austriache della I Guerra Mondiale sulla Selletta del Sasso di Stria
Il Laghetto Valparola con il Sasso di Stria
[N.B.: questo articolo fu originariamente pubblicato nel 2010 in un altro blog, destinato alla chiusura tra breve tempo. Ho quindi deciso di ripubblicarlo qui così come farò prossimamente con altri articoli che giudico per me particolarmente significativi.]
Una risposta a Standing on Higher Ground
grande Paolo, come sempre mi ritrovo d’accordo con te pienamente! Anche io non amo il mare, la folla , il caldo e tutto quello che ne consegue; per fortuna anche mio marito! Anche a noi piace andare ad esplorare i luoghi che furono teatro di battaglie e guerre; abbiamo trovato reperti come dici tu, anche solo camminando e mio figlio , grande appassionato anche lui, si è anche dotato di apposito metal detector iniziando così il suo piccolo museo casalingo!