Il mistero della bare in miniatura di Arthur’s Seat
1836: un gruppo di ragazzini intenti a giocare su Arthur’s Seat, il punto di più alto delle colline di Edimburgo che fanno parte di Holyrood Park, trova nascoste dietro a dei massi 17 bare in miniatura contenenti altrettante figurine umane intagliate nel legno e vestite con abiti realizzati accuratamente.
Le bare, ciascuna delle quali misura una decina di centimetri in lunghezza, sono disposte in due file da 8 più una singola bara nella fila superiore e sembrano essere state posizionate in tempi diversi, forse lungo alcuni anni.
Il ritrovamente provoca un certo scalpore già ai tempi: alcuni giornali ipotizzano si tratti di oggetti usati in un rituale magico, presumibilmente di stregoneria, mentre altri spiegano che siano dei semplici giocattoli – piuttosto macabri invero – costruiti per fare giocare dei bambini e da questi ultimi nascosti e dimenticati sulla collina.
In epoca recente, è stata proposta una spiegazione più verosimile e cioè che questi oggetti siano in qualche modo correlati ai delitti della famigerata coppia William Burke e William Hare, che agirono a Edimburgo intorno al 1830. I due procacciavano cadaveri per un famoso medico anatomista del tempo, il Dott. Robert Knox, ma dopo un primo periodo in cui la fonte di corpi fu quella di disseppellire persone morte da poco, essi decisero di procurarseli in modo più rapido uccidendo personalmente alcuni dei disperati che popolavano i bassifondi della città.
Ciascuna delle figure nelle piccole bare rappresenterebbe quindi una delle vittime dei due assassini, “sepolta” in effige per garantirgli il riposo eterno dopo una morte così barbara da qualcuno turbato dagli eventi e preoccupato per la sorte dell’anima delle vittime stesse.
A partire dalla fine degli anni ’90, le bare sono state esposte al National Museum di Edimburgo ed è qui che ho avuto finalmente l’occasione di vederle e fotografarle, dopo anni (in verità: lustri) che ne avevo letto, rimanendone affascinato.
La foto sotto, sfortunatamente di mediocre qualità ma comunque mostrata per intero ed in alcuni dettagli, è proprio quella da me scattata in occasione della visita al museo nel novembre del 2010.
Bibliografia:
C. Fort, “The Book of the Damned” (1919) nell’edizione: “The Complete Books of Charles Fort”, Dover Publications Inc., New York, 1974
R. Halliday, “Paranormal Scotland”, B&W Publishing Ltd. 2000
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