Kickstarter: crowd funding o risk-free funding?
Non saranno molti quelli che conoscono Kickstarter, quindi copio-e-incollo una parte della definizione che ne dà Wikipedia Italia:
Kickstarter è un sito web di crowd funding per progetti creativi. Tramite esso sono stati finanziati diversi tipi di imprese, tra cui film indipendenti, musica, spettacoli teatrali, fumetti, giornalismo, videogame e imprese legate all’alimentazione. Non è possibile “investire” su progetti Kickstarter per trarne un guadagno in denaro, ma solo “supportare” un progetto in cambio di una ricompensa materiale o un’esperienza unica nel suo genere, come una lettera personale di ringraziamenti, magliette personalizzate, una cena con un autore, o il primo collaudo di un nuovo prodotto. (…)
Come altre piattaforme di raccolta fondi denominate crowd funding, Kickstarter facilita la raccolta di risorse monetarie dal pubblico generico, un modello che aggira molte strategie tradizionali di investimento. I creatori del progetto scelgono una data di scadenza e un minimo di fondi da raggiungere. Se il minimo prescelto non viene raggiunto entro la scadenza, i fondi non vengono raccolti (questo sistema è noto come provision point mechanism)
Insomma, questo progetto è nato per consentire a chi abbia una buona idea di reperire risorse finanziarie tramite la platea di Internet, invece delle fonti tradizionali.
Tuttavia …
… non essendo l’accesso alla piattaforma proibito, né semplicemente limitato alle aziende esistenti e consolidate – quelle cioè che operino già sul mercato con risorse proprie e/o derivanti dall’attività stessa – si è recentemente aperta una discussione sulla opportunità che queste aziende ricorrano a Kickstarter per finanziarsi in un modo che è ovviamente economico (perché le offerte minime, se previste, hanno carattere di sostegno amichevole senza contropartita), diretto (non sono previste valutazioni preventive) e privo di rischio (se non viene raggiunto l’importo minimo previsto, il denaro non viene prelevato e nulla è dovuto).
In tanti hanno sostenuto che Kickstarter dovrebbe essere rivolto alle realtà emergenti, che non hanno accesso al credito tradizionale e/o non possono sopportarne i costi, escludendo le altre.
Io sono d’accordo ma va considerato che la piattaforma guadagna una percentuale sui progetti finanziati, quindi sarebbe quantomeno ottimistico aspettarsi che l’etica prevalesse sul guadagno!
Probabilmente la soluzione migliore è quella di non finanziare i progetti proposti da soggetti che operano professionalmente nel proprio ambito.
Volete un paio di esempi di ricorso inappropriato (a mio parere e non solo mio) a Kickstarter?
Uno è questo: http://www.kickstarter.com/projects/1869987317/wish-i-was-here-1
Avanti: Zach Braff non guadagnerà certamente quanto i grandi nomi di Hollywood ma, diciamocela tutta, se deve ricorrere al finanziamento dei fans vuole dire che il film non è poi questo granché … o forse non vuole rischiare di suo.
Dopotutto quando John Wayne realizzò “Berretti verdi” nel 1968, per dire la sua sulla guerra in Vietnam e difendere i soldati americani colà impegnati, mise i propri soldi e rischiò la bancarotta personale (dalla quale si riprese grazie ai cachet dei film girati nel decennio successivo, fino alla sua prematura morte).
Un altro esempio: Grant Wilson è art director di una società americana chiamata Rather Dashing Games che realizza giochi da tavolo, ma è noto al pubblico per essere stato sino ad un anno fa uno dei protagonisti della serie televisiva “Ghost Hunters” (della quale ho parlato in questo articolo).
Questa società ha già commercializzato alcuni giochi negli anni passati ma per finanziare la realizzazione del nuovo prodotto, intitolato “Dwarven Miner”, ha fatto appunto ricorso a Kickstarter e Grant Wilson in persona ha chiesto insistentemente per alcune settimane ai suoi fans (quelli della serie TV!) tramite i vari social forum di finanziare il progetto.
La richiesta ha avuto successo, il progetto è stato finanziato: tutto lecito, tutto regolare, ma io non condivido questa strada ed infatti non ho dato neppure un dollaro, pur essendo appassionato di “Ghost Hunters” e di giochi da tavolo.
Qualcuno dirà: esagerato. Cosa c’è di male?
Proprio nulla ma mi piacerebbe che le risorse finanziarie fossero destinate a progetti indipendenti, originali, fuori dai circuiti creativi ed industriali tradizionali, tutto qui.
Probabilmente sono solo un idealista …
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